Nel Decreto sulla Filiazione un vero colpo di mano contro il Condiviso. Stravolta la L. 54/2006

Fonte: www.adiantum.it

“Una operazione di basso profilo giuridico”. Così Marino Maglietta chiosa su quello che è, a tutti gli effetti, uno sporco colpo di mano contro la riforma del 2006 (c.d. affido condiviso).
Ed infatti il Decreto Legislativo sulla Filiazione, di imminente firma da parte di Napolitano, senza il filtro di una legge ordinaria e senza averne delega, finisce col ripristinare il modello di affidamento a un solo genitore, grazie all’articolato che stabilisce l’obbligo di scegliere una “residenza abituale” del minore.

La scelta la faranno i genitori (…), oppure, in caso di disaccordo – pertanto nel 95% dei casi, a giudicare dalle statistiche e dall’esperienza – ci penserà un giudice.

“Ciò in pratica vuol dire”, aggiunge Maglietta, “che ci sarà un “genitore prevalente” che provvederà a tutti i bisogni del figlio, ricevendo un contributo in denaro dall’altro, al quale si riconosceranno esigui momenti di contatto con i figli attraverso l’antico “diritto di visita”.

In pratica ciò che si ottiene è un aumento della conflittualità (entrambi i genitori vorranno avere il ruolo dominante) e del contenzioso, un aumento del lavoro per i tribunali, ma anche del potere discrezionale dei giudici, un danno per la mediazione familiare che verrà disincentivata da un modello vinci-perdi.

E, soprattutto, il minore verrà deprivato di quei diritti che aveva faticosamente conquistato con la riforma del 2006. Con una operazione di basso profilo giuridico”.

Nel decreto è stato introdotto l’obbligo di specificare con chi il figlio dovrà trascorrere prevalentemente il suo tempo: (comma 3 dell’art. 337 ter): “Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione, alla salute e alla scelta della residenza abituale del minore sono assunte di comune accordo … In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice”.

Con questa aggiunta, evidentemente fuori delega, secondo Maglietta si è violata apertamente la riforma del 2006, contraddicendone il messaggio e scardinando, oltre alle regole della frequentazione, anche quelle del mantenimento, legate alla bilanciata presenza fisica dei genitori, entrambi affidatari.

“Si è inoltre vanificato lo sforzo”, aggiunge Maglietta nel comunicato dell’associazione Crescere Insieme, “per assicurare alla donna pariteticità nelle responsabilità genitoriali, e quindi pari opportunità, a favore della reintroduzione di discriminazioni tra i genitori ideali per accrescere la conflittualità (meccanismo vinci-perdi) e penalizzare la mediazione familiare, il cui successo si fonda sull’equilibrio tra le parti”.

Secondo Massimo Pieri (consigliere PD nel gruppo Noi con Matteo Renzi) “Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 dicembre sulla filiazione riporta i diritti dei genitori separati e dei loro figli indietro di 50 anni: si smantella totalmente la bi genitorialità, il diritto all’ascolto del minore – internazionalmente riconosciuto – viene praticamente quasi del tutto negato a favore della discrezionalità del giudice. Si demolisce il principio dell’affidamento condiviso facendo piombare l’Italia in una sorta di bizzarra riedizione del Medio Evo”.

“Ora, tutte le forze politiche”, conclude Pieri, “e il PD in prima fila, facciano una battaglia parlamentare per ottenere il doveroso rispetto della riforma del 2006.

È già grave che si affidi una materia così delicata a un decreto: per decidere la normativa che regola i rapporti tra i genitori separati e i loro figli serve non solo un percorso parlamentare in cui tutte le parti politiche possano esprimersi, ma diventa fondamentale che vengano ascoltate le persone e i soggetti competenti sul tema”.